Ansia da transizione
A volte nella vita ci troviamo nel pieno di qualcosa, completamente immersi nel suo svolgimento, e lì vanno tutte le nostre energie. L’attenzione è pienamente lì, così come i pensieri e i programmi, e di conseguenza lì convergono le nostre forze. Di certo uno sforzo impegnativo e intenso, ma per un verso un processo piuttosto semplice e lineare: so cosa devo fare e lo faccio.
Ma non sempre è così.
Ci sono altre volte infatti, in cui ci troviamo in un momento di passaggio fra una cosa e un’altra: un cambiamento di lavoro o di studio, un trasloco, un trasferimento, la fine di una relazione o l’inizio di una relazione, la pensione… Oppure in una fase interiore di trasformazione: da bambino a adolescente, da ragazzo a adulto, da single a coppia, da ragazzina a donna con il primo ciclo, da fertile a non più fertile con l’ultimo, da individuo a genitore…
Sono momenti di transizione, e spesso vengono vissuti con ansia.
Qualsiasi cambiamento di per sé comporta un lasciare andare il vecchio per andare incontro al nuovo; e questo nuovo, per definizione, è sconosciuto. L’ignoto ci fa paura, è accompagnato da mille interrogativi, non si può prevedere né tenere sotto controllo. Come quando si percorre un lungo ponte, non si è più nel luogo dal quale siamo partiti, non ancora in quello dove arriveremo: di fatto ci si trova in un non-luogo.
Per molte persone questo non-luogo rappresenta uno spazio di vulnerabilità alla quale non si è abituati. Fino a poco prima si sentivano al sicuro, con i piedi saldi e la certezza di avere chiaro cosa c’era da fare e come; poco dopo si ritrovano insicuri, dubbiosi e con la sensazione che manchi la terra sotto ai piedi. Non è solo il momento a essere difficile, è questa sensazione di impotenza e vulnerabilità a risultare quasi insopportabile. Mettiamo in dubbio noi stessi, le nostre capacità, addirittura il nostro valore come persona, diventando eccessivamente critici e severi verso di sé. A volte perfino inclementi e punitivi.
Ci sentiamo sfasati per l’appunto, fuori fase. In realtà la transizione è una fase vera e propria, significativa come le altre, ma con delle regole tutte sue.
Proviamo a definire alcune di queste regole in modo da rendere l’esperienza meno spaventosa, più utile e più condivisa: di fatto la vita è piena per tutti di questi momenti, e imparare a cavalcare l’onda è un’arte che continuerà a tornare utile molte volte.
1) non ho qualcosa che non va, non c’è niente che non va, sono in un momento di transizione.
2) più combatto questo periodo con impazienza e fretta che finisca, più soffro. Più accolgo questo momento con morbidezza, dandomi spazio e tempo per la trasformazione che richiede, più riesco a comprenderne il senso e meglio lo vivo finché non sarà finito.
3) dubbio, incertezza e vulnerabilità sono prerogative normali di ogni momento di passaggio.
4) fingere di stare benissimo e non parlare con nessuno diventa faticosissimo; anche se non riesco a spiegare con chiarezza ciò che sento perché non so definirlo nemmeno io, anche un semplice “è un momento di cambiamento, ho bisogno di tempo per capire” può essere di enorme sollievo.
5)ogni fase di transizione è utile per portarmi al nuovo, anche alla nuova persona che sarò una volta giunto dall’ altra parte. Non mi sono perso, sono in viaggio; questa terra sconosciuta che attraverso presto farà parte di un nuovo paesaggio familiare.
6) sviluppando un atteggiamento amorevole verso me stesso, sarò più paziente con gli altri nei loro momenti di vulnerabilità.