Il pensiero positivo
La nostra mente è potente e contribuisce a creare la realtà che vediamo e che viviamo. Ormai anche la scienza, la fisica quantistica in particolare, ci dice che non esiste una realtà fissa e immutabile di fronte alla quale noi restiamo spettatori impotenti; insegna piuttosto che questa realtà scaturisce dall’ interazione fra l’osservatore e l’osservato. Fra noi quindi, e quello che ci troviamo ad affrontare. Questa interazione parte dai nostri pensieri.
Una delle prime lezioni del Corso in miracoli, richiama l’attenzione all’idea che non sono mai le cose a turbarci, ma i nostri pensieri riguardo alle cose. Non è quella persona che ci infastidisce, ma il modo in cui la guardiamo e, più spesso, giudichiamo. Non è solo l’evento in sé che ci procura dolore, ma tutti i pensieri che quell’ evento ha il potere di attivare nella nostra mente. Nel linguaggio buddista questa catena di pensieri si chiama “proliferazione mentale” e la pratica dell’osservazione meditativa insegna a distinguere il filo dei propri pensieri in modo da poter discernere con maggior chiarezza l’evento in sé, una volta ripulito da tutti i significati emotivi e mentali che gli abbiamo attribuito, ingigantendolo.
Quindi, se quello che pensiamo riguardo a qualcosa o qualcuno ha il potere di modificare quella situazione o la nostra interazione con quella persona, che cosa è meglio pensare? Quali sono i pensieri che ci aprono a maggiori possibilità di pace, armonia e successo? Naturalmente, pensieri di pace, armonia e successo.
Il simile attira il simile. I pensieri, come tutto il resto, vibrano ad una determinata frequenza vibratoria. Questa frequenza, una volta emessa, si sintonizza con tutto quello che vibra alla stessa frequenza vibratoria; un po’ come la radio, una volta che ci sintonizziamo con la frequenza d’onda prescelta, ci permette di captare e quindi ascoltare tutto quello che quella frequenza trasmette. Ma siamo noi ad accendere la radio e a scegliere su quale canale sintonizzarci.
Per i pensieri vale la medesima legge: troverò un riscontro all’ esterno equivalente alla natura del pensiero che è nato dentro di me. Naturalmente, qui è necessaria un’importante precisazione: questo non significa che posso fare accadere sempre quello che desidero io, quando lo desidero e come lo desidero, soprattutto quando sono coinvolte altre persone. La forza del pensiero non mi rende capace (per fortuna!) di manipolare gli altri o di determinare gli eventi come fossi una specie di divinità; mi permette però di sintonizzare la mia mente e di predispormi ad accogliere una realtà di pace, armonia, abbondanza, successo e gioia anziché respingere (se pur inconsapevolmente) tutto il bene che la vita ha già messo a disposizione per me.
Come predisporre la mente ad accogliere il meglio per me?
1. Osservare i miei pensieri e le parole che dico riguardo a qualcosa o qualcuno: in che modo mi aspetto il peggio? In che modo ho già deciso come andrà a finire (male)? Quali pensieri nascondono disapprovazione o giudizio?
2. Riconoscere questi pensieri così come sono, senza vergognarmene, senza abbellirli, senza fingere di non averli pensati.
3. Assumermi la responsabilità di quello che ho pensato: solo in questo modo acquisisco il potere necessario a trasformarli.
4. Correggere i pensieri disfunzionali: è sufficiente –ma indispensabile- la propria disponibilità a rinunciare a portare avanti il vecchio sistema di pensiero e ad aprirsi a pensieri nuovi, che siano parte della soluzione anziché del problema.
5. Mandare avanti le proprie benedizioni: scegliere consapevolmente di augurare il bene a se stessi e a tutte le persone coinvolte (sì, proprio a tutte!), aprendo così la via affinché questo bene possa manifestarsi.
Ripetere questo procedimento mille e mille volte, ogni volta che se ne presenta il bisogno e l’occasione!